Padre Luigi Morell fa il punto sulla situazione

Il virus qui é arrivato lentamente e per alcune settimane ci sembrava che, con alcune misure precauzionali, tutto si sarebbe risolto.

All’inizio (si era alla metà di marzo) l’Istituto Teologico aveva richiesto agli studenti di rimanere a casa, mentre il personale amministrativo  e accademico continuava a lavorare. Dal mio ufficio di prefetto degli studi mandavo appunti agli studenti per continuare a studiare da casa.

Devo premettere che la maggior parte dei nostri 270 studenti vive in comunità religiose, per cui si ritrovavano a gruppetti per classe e l’accesso a internet non era un grosso problema.

Nella nostra casa dei Padri Bianchi abbiamo detto agli studenti di sospendere le attività pastorali. Tuttavia, dato che aiuto in una succursale della parrocchia locale situata nella township, ho continuato a celebrare poiché il parroco e il consiglio pastorale avevano elaborato dei piani per la settimana santa che si avvicinava.

Poi il governo ha dichiarato la chiusura di tutto, eccetto i servizi essenziali, con la motivazione di frenare il contagio e preparare le strutture sanitarie per affrontare un grande numero di emergenze. Di conseguenza, per circa sei settimane siamo stati in casa: uno usciva ad andare a fare la spesa una volta la settimana. Io sono dovuto uscire un paio di volte per riparare l’auto e per andare in farmacia.

Le cuoche sono restate a casa e la comunità si è data da fare per la cucina. La casa di Merrivale si trova tra le fattorie, quindi abbiamo una proprietà ampia. Con i servizi di base assicurati, (acqua, cibo, luce e internet) si è continuato senza problemi. Io ho avuto parecchio da fare per correggere gli elaborati degli studenti on line. Ho continuato a tenere i contatti con l’Istituto e sopratutto con la gente della parrocchia, attraverso i social media. Inoltre qui in casa abbiamo potuto celebrare la settimana santa tra di noi.

Un confratello spagnolo, padre Manuel Gordejuela, è arrivato proprio all’inizio della situazione per visionare i libri di contabilità e le finanze della casa ed è restato bloccato qui con noi!

Del virus ne sentiamo parlare in televisione. Fortunatamente nessuno in casa ne ha sofferto finora. D’altra parte nella città di Howick (Merrivale é un sobborgo di Howick) i casi sono stati quasi nulli finora. Le zone rosse in Sud Africa sono Cittá del Capo, Johannesburg, zone nella provincia dell’Eastern Cape e la nostra provincia del KwaZulu-Natal. Qui si tratta specialmente della città di Durban che é a 90 km da qui.

Da un paio di settimane il governo è passato alla fase tre quindi c’è più libertà di movimento, i negozi sono quasi tutti aperti e diverse categorie sono tornate a lavorare. Il traffico sull’autostrada è continuo, tuttavia manca il traffico turistico o delle persone che hanno la seconda casa a Durban, che si trova sull’Oceano indiano. Anche il traffico ferroviario è normale anche se qui passano solo i treni merci. Gli autobus a lunga percorrenza non funzionano però e nemmeno gli aeroporti locali.

Senza questa apertura la situazione potrebbe diventare drammatica, sopratutto per le migliaia di persone che lavorano a giornata o gestiscono piccole attività, spesso informali. Rimanere in casa nelle zone residenziali è una cosa, nelle township o negli slum è praticamente impossibile. Il governo è intervenuto con sussidi straordinari a sostegno di chi è restato senza attività, ma non mancano casi di mancata distribuzione di alimenti a causa della corruzione rampante in molte strutture governative, così come alcuni episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine.

Le chiese si sono date da fare con il volontariato e la Caritas per sostenere le fasce più povere della popolazione.

Notiamo che qui nella nostra zona le attività criminali sono aumentate: case e fattorie sono state prese di mira da ladri che prendono sopratutto televisioni, telefonini o attrezzi agricoli (cose che si possono rivendere in fretta). Ho sentito di gente che é stata assaltata dopo aver prelevato soldi dalle ATM. Nella chiesa parrocchiale di Howick le condutture dell’acqua in rame sono state rubate. In genere questi tubi sono esterni, quindi i ladri sono entrati facendo attenzione a non fare scattare l’allarme e… si sono serviti!

Come dicevo, con la fase tre abbiamo riaperto gli uffici all’Istituto teologico e abbiamo richiamato due delle quattro cuoche, che però ospitiamo in casa.

Gli esami del primo semestre erano previsti per la fine di maggio. Con la cooperazione delle comunità gli esami si sono svolti nelle varie case di formazione, facendo affidamento su internet per far pervenire gli elaborati ai rispettivi professori. Anch’io ho appena finito di correggere gli esami dei corsi che ho dato. In questo modo siamo riusciti a raggiungere tutti gli studenti, anche i pochi che, andati a casa per Pasqua, non sono riusciti a ritornare!

La diocesi sta mettendo in opera dei sistemi di controllo e garanzia per poter riaprire le chiese, ma ci vorrà tempo: l’arcivescovo ci ha esortato a seguire le sue indicazioni e di aspettare.

Qui in comunità avevamo previsto il giuramento missionario e l’ordinazione diaconale per sabato 6 giugno. La cerimonia si è svolta regolarmente, dato che il vescovo ha accettato di venire quando gli abbiamo detto che sarebbe stata una cerimonia qui in casa. L’ordinazione ha avuto luogo senza la presenza di persone da fuori, né dei loro amici e parenti che avrebbero voluto venire.

L’ordinazione dei nuovi diaconi

Nelle circostanze tutto si é svolto bene e con soddisfazione di tutti.

Entriamo ora nelle vacanze invernali. Le attività, quali il ritiro dei trenta giorni e le visite ad amici nella zona, sono evidentemente sospese, mentre quelle legate al mondo degli studi continuano. Il secondo semestre dovrebbe iniziare il 20 luglio. Se non sarà possibile andare in classe, si farà con i social.

Oggi hanno riaperto le scuole solo per gli alunni delle classi che in Italia corrisponderebbe alla terza media e alla maturità.

Io spero si possa continuare ad aprire. I casi di contagio aumentano, ma anche la preparazione delle strutture sanitarie. Qui in Sudafrica non c’é stata la pandemia di casi numerosissimi che hanno bloccato le strutture. Ora anche l’esperienza di cosa fare c’é… e alcuni rimedi si trovano.

Tra la gente e tra le autorità i pareri sono ancora divisi tra il pessimismo di chi non vede futuro e l’ottimismo di chi vuole riprendere.

Il regno di Dio avanza… anche in questi tempi imprevisti!