Si è spento oggi all’età di 93 anni padre Luciano Colombo, missionario dei Padri Bianchi, una vita dedicata al continente africano e in particolare al dialogo con il mondo maghrebino e musulmano. Ma anche all’ascolto e al conforto di chi lo cercava e lo apprezzava, ritrovando in lui una straordinaria empatia e ricchezza d’animo.

Originario di Dolzago, in provincia di Lecco, Luciano era entrato nella famiglia dei Missionari d’Africa esattamente settant’anni fa. Aveva svolto i suoi studi di Teologia in Tunisia, dove aveva iniziato la sua attività di sacerdote.

Rientrato in Italia nel 1952, aveva dedicato più di anni all’insegnamento in seminario e all’attività di formazione: a Parella, Treviglio e Gargagnago.

Il richiamo dell’Africa, e in particolare della Tunisia, era fortissimo. Al Paese nordafricano – che proprio in queste settimane sta attraversando una fase politica e sociale particolarmente delicata – era rimasto molto legato e vi era tornato a più riprese, per un totale di 36 anni di permanenza (dopo una parentesi in Italia per proseguire i suoi studi al PISAI), in veste di curato e parroco, prestando la sua attività sacerdotale e missionaria in diverse località: Thibar, Sousse- Kairouan, Gafsa-Métlaoui, Kasserine-Sidi Bouzid, Sousse-Monastir, Tunisi.

Umile e forte

Il suo sguardo dolce e il suo aspetto minuto celavano una poderosa forza e una grande apertura e generosità verso il mondo, caratteristiche che ne avevano fatto un missionario amatissimo dalla gente. Questo è il commosso ricordo pubblicato da una conoscente che lo aveva incontrato alla Scuola Biblica decanale a Treviglio di cui Padre Luciano era un assiduo frequentatore da quando nel 2006 era rientrato in Italia: “Con padre Luciano perdo un amico, una guida, un sostegno, un confrontarsi aperto sincero benefico, reciproco… un dono ricevuto attraverso la Scuola Biblica che lui ha subito fedelmente frequentato appena arrivato a Treviglio dalla Tunisia… Aveva sì l’età dei patriarchi, ma ancora la mente aperta vigile in ricerca impegnata nello studio e desiderosa di nuova conoscenza… accogliente ogni diversità senza pregiudizio e disponibile a relazioni e “servizio” nuovi. Forte e umile… forse umile perché forte e tanto innamorato del suo Signore e dell’Umanità. Sono grata a nostro Signore, a padre Luciano, a voi che mi ascoltate. Sì, perdo un amico in Terra, ma so che riacquisto, insieme a voi e a tutti quelli che lui ha conosciuto direttamente e indirettamente, una grande intercessione in Cielo. Sempre lo ha fatto per ogni situazione che gli si portava : figuriamoci ora che ci vede attraverso gli occhi di Dio!!! Riposa, goditi la Consolazione, caro Luciano, resta con noi, sempre. Shalom”.

L’ultimo saluto

I confratelli invitano amici e parenti, e tutte le persone che hanno avuto la fortuna di apprezzare le qualità di padre Luciano, al funerale che si terrà a Treviglio Lunedì 2 agosto. Questo il programma delle esequie:
ore 14.15 Rosario nella chiesa del Conventino a 30 metri dalla casa dei Padri Bianchi Via Merisio 17.
14.45 Celebrazione Eucaristica presieduta da padre Gaetano Cazzola, Delegato di Settore.
Verso le 15.30: processione e tumulazione della salma nella cappella dei sacerdoti nel cimitero di Treviglio. Padre Aldo Giannasi presiederà il rito di accoglienza prima della Messa.

Il ricordo di padre Luigi Morell

Padri Luigi con un diacono africano

A Treviglio nel 1959 padre Luciano insegnava latino e greco, tra i padri che fanno parte dei formatori del seminario minore.

Sebbene non sia stato mio insegnante, lo vedevo come una persona dinamica, simpatica, piacevole nella conversazione, ma anche rigoroso nel metodo di insegnamento e preciso nel correggere i compiti.

Aveva fatto, o stava facendo, la tesi per la laurea in Lettere sul senso del martirio nei cristiani dell’Africa del Nord nei primi secoli del cristianesimo.

Già soffriva alla schiena, evidente dalle sue parole e dal modo con cui camminava. Tuttavia partecipava in tutti gli aspetti della vita nostra di seminaristi, facendo anche le passeggiate e le gite.

Durante le vacanze estive aveva organizzato con alcuni di noi provenienti dalla Brianza una gita in bicicletta. Ci aveva dato appuntamento al Santuario della Madonna del Bosco che avevamo raggiunto in bicicletta. Dopo la preghiera con lui ci aveva seguiti in macchina mentre salivamo la collina del santuario di Montevecchia.

Qualche anno dopo, l’ho ritrovato tra i professori e formatori a Gargagnago, vicino a Verona, dove era stato aperto un nuovo seminario nel 1962, in sostituzione della casa di Parella, vicino a Ivrea.

Anche a Gargagnago padre Luciano si prodigava nell’insegnamento del latino e greco in particolare con la sua tenacia di sempre. Non ci faceva paura come professore, ma era esigente sulla correttezza del lavoro e sull’impegno nello studio. Mi ha anche seguito come direttore spirituale personale e, al momento della preparazione degli esami di maturità, come consigliere.

Ho apprezzato le sue opinioni sugli avvenimenti nazionali e internazionali e l’ho sempre trovato una persona piacevole in conversazione.

A fine 1965 ho continuato la formazione internazionale in Francia e Inghilterra e l’ho incontrato molto piú raramente.

In ogni caso, il metodo linguistico nell’apprendere il greco e latino l’ha sempre mantenuto. Anni dopo, mi sono ritrovato in comunità con lui a Treviglio, quando era rientrato dalla Tunisia sofferente alla spina dorsale, gli ho chiesto un aiuto per tradurre il testo latino di un diploma delle università pontificie per un confratello che doevea chiedere il visto per l’Italia.

Mi aspettavo che prendesse il documento e mi dicesse che lo avrebbe fatto appena possibile. Invece, mi invitò a sedermi nel suo ufficio, e cominciò a pormi le domande tipiche delle traduzioni: soggetto, verbo, complemento, genere del nome, ecc., fino a prendere il suo vocabolario di latino per verificare la traduzione di diverse parole un po’ particolari!

Da giovane studente e seminarista ho ammirato le doti di intelligenza di padre Luciano e il suo senso di servizio e di precisione nelle cose. Tuttavia mi sono reso conto del suo stato di salute che gli causava fastidi e dolori. Col passare degli anni, tali dolori si sono acuiti e forse hanno contribuito a farlo diventare rigido e concentrato su se stesso e le sue esigenze, incapace di vedere il bene e l’attenzione che diverse persone spesso gli offrivano con molta generosità e dedizione.