Le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo – finite per pochi giorni sotto i riflettori dei grandi media per l’agguato mortale del 22 febbraio al convoglio del Pam – sono l’area con il più alto numero di violenze sessuali al mondo. A Bukavu c’è un centro gestito da un Padre Bianco che si occupa di curarle, proteggerle, restituire loro il sorriso. Ecco cosa sta facendo con il sostegno dei benefattori italiani. E che cosa resta da fare

Le province orientali della Rd Congo, dilaniate da oltre vent’anni di guerra, sono già uscite dai radar dei grandi media. Dopo il clamore suscitato dall’agguato al convoglio del Programma alimentare mondiale (Pam) avvenuto lo scorso 22 febbraio – costato la vita all’ambasciatore italiano Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista congolese Mustapha Milambo – la stampa mainstream si è ben presto dimenticata di questo territorio infestato da gruppi armati che saccheggiano le ricchezze minerarie e aggrediscono la popolazione civile. Le donne sono le vittime sacrificali di una guerra innescata dal collasso dell’allora Zaire. Nelle foreste del Nord e del Sud Kivu i casi di violenza sono sistematici. La Missione delle Nazioni Unite dislocata nell’area ha accertato oltre 15.000 stupri in un anno: il più alto numero di crimini sessuali registrati al mondo. E solo una minima parte viene denunciata: l’impunità è quasi certa. A farne le spese, come sempre, i soggetti più deboli: le bambine.

UN RIFUGIO PREZIOSO

«Sono vittime innocenti due volte – spiega Bernard Ugeux, Padre Bianco belga, 75 anni, missionario a Bukavu –. Dopo essere state abusate, le giovanissime donne sono anche considerate colpevoli: ripudiate dalla loro comunità, restano abbandonate a sé stesse». Padre Bernard gestisce, con un’équipe di laici congolesi, il “Centro Nyota”, fondato nel 1986 dalle suore dorotee e che funge oggi da scuola e da rifugio per 240 ragazzine dagli 11 anni in su. Sono in gran parte orfane o abbandonate dai genitori. Vengono da famiglie poverissime, hanno vissuto sulla strada e subìto violenze e abusi. Al Centro ricevono cure e protezione. Uno psicologo assicura ascolto e supporto per aiutarle a superare i traumi e a costruirsi una vita. Un’équipe di animatori e insegnanti congolesi tiene lezioni di alfabetizzazione, matematica, francese, educazione alla sessualità, corsi professionali di cucina e di taglio e cucito. «Ogni giorno cerchiamo di compiere assieme un piccolo passo per allontanarci dagli incubi del passato e ritrovare sorrisi e speranze per il futuro», commenta il missionario.

P. Bernard Ugueux conla direttrice dekka casa di accoglienza a Bukavu

AIUTI DALL’ITALIA

Lo scorso dicembre, dalle pagine di Africa abbiamo lanciato un appello di padre Ugeux per portare soccorso alle ragazzine del Centro Nyota. La richiesta non è caduta nel vuoto. La generosità dei lettori e dei benefattori dei Padri Bianchi ha consentito di raccogliere circa 17.000 euro, già inviati a Bukavu. «Vorrei ringraziare di cuore i tanti amici italiani dei Padri Bianchi che hanno risposo con generosità alla nostra richiesta di aiuto».

Nel Centro lavorano tredici animatori e insegnanti, che vivono con difficoltà con un piccolo stipendio mensile. «Il denaro raccolto servirà in parte ad aumentare il salario di questi operatori, che svolgono un lavoro meraviglioso nonostante le enormi difficoltà, e in parte sarà investito in una migliore nutrizione delle ragazze perché possano applicarsi meglio negli studi». La struttura, benché offra un servizio sociale incomparabile, ha costi tutto sommato contenuti: circa 20.000 euro l’anno. Ma le spese e i bisogni sono continui.

«TANTO DA FARE ANCORA»

Alcune giovani ospiti del centro durante l’intervallo

«Quaranta ragazze accolte soffrono di grave malnutrizione, motivo per cui ogni giorno ricevono una polenta a base di soia, mais e zucchero – spiega padre Bernard –. Inoltre la maggior parte delle giovani ospiti non ha una carta d’identità, nemmeno un certificato di nascita. Abbiamo quindi avviato un percorso per consentire loro di procurarsi documenti d’identità, senza i quali non possono diventare indipendenti dopo aver conseguito un diploma e aver imparato una professione». L’operazione, importantissima per il futuro delle ragazze, ha un costo stimato di 2.500 euro. Ma l’aiuto non è riservato solo alle donne. «Vogliamo supportare una scuola professionale per ragazzi che lavorano nelle miniere d’oro di Kamituga, nella diocesi di Uvira», racconta padre Bernard.

Ogni anno 30 giovani imparano il mestiere di falegname e alla fine dell’anno ricevono un kit per iniziare il proprio progetto. Ciò impedirà loro di tentare di emigrare in Europa, dove non hanno futuro, e di essere sepolti nella miniera, come è avvenuto con cinquanta giovani l’anno scorso, compresi due dei nostri alunni».

Non lasciamo soli i missionari nel portare soccorso ai figli del Kivu. «Abbiamo bisogno di aiuto per continuare ad assicurare il nostro supporto». Sono preziosi contributi anche piccoli: bastano 80 euro l’anno per inserire una ragazzina nella società. Per contribuire, potete usare il bollettino postale allegato o utilizzare i canali della Onlus Amici dei Padri Bianchi, illustrati in questo notiziario. (M.T.)

AIUTA ORA LE GIOVANI DI BUKAVU IN DIFFICOLTA’

Tramite Bonifico Bancario:
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BCC-Cassa Rurale Credito Cooperativo di Treviglio (BG) iNTESTATO A ONLUS AMICI DEI PADRI BIANCHI

NELLA CAUSALE PRECISARE: 01/2021 AIUTO ALLE RAGAZZE VULNERABILI IN CONGO