È sempre più complessa la situazione delle migliaia di migranti irregolari che si trovano ad Assamaka, nel nord-ovest del Niger, cittadina costretta ad accogliere gruppi di persone espulse dall’Algeria e abbandonate al confine nel deserto nigerino, diventata crocevia per i migranti di passaggio.

Assamaka è un piccolo villaggio situato nell’estremo nord del Niger, a circa 200 km dalla città mineraria di Arlit e a una quindicina di km dal confine con l’Algeria. Si tratta di un villaggio di circa 2.500 abitanti che dall’inizio di marzo fino alla fine di aprile 2023 ha accolto ondate di migranti “intrappolati nelle reti delle forze di sicurezza algerine”, scrive il giornale il giornale nigerino Aïr Info.
“Dopo essere stati trascinati in centri di detenzione, espropriati da tutti i loro beni e aver subito i peggiori abusi, questi migranti dell’Africa occidentale vengono buttati in mezzo al deserto a 15 km da Assamaka. Un luogo chiamato ‘Punto zero’, segnato da una stele di metallo. Questi migranti vengono scaricati lì di notte, con le luci fioche del villaggio in lontananza come unica bussola.

I più forti raggiungono il villaggio prima dell’alba e danno l’allerta alle Ong locali affinché si mobilitino per raccogliere i più deboli che non sono riusciti a coprire la distanza a piedi. Si tratta in genere di donne, bambini e anche uomini, feriti”.
Secondo la testimonianza di un migrante senegalese citato dalla testata senegalese L’Observateur, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), che si era impegnata a facilitare il loro rimpatrio, si trova ora in un vicolo cieco con il regime in vigore. “I responsabili del colpo di Stato considerano l’Oim come un’estensione dell’Unione Europea e rifiutano qualsiasi cooperazione”, spiega.
Inoltre, le sanzioni imposte dalla Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) che comprendono la chiusura delle frontiere, ha colpito in particolare i migranti in transito attraverso il Niger, un Paese confinante con altre sei nazioni africane e spesso utilizzato come punto di partenza verso l’Europa.
L’Observateur racconta la testimonianza di questo senegalese in difficoltà: “Per settimane siamo stati persi nel deserto, esausti e in cerca di ricongiungimento con le nostre famiglie. Tutti i nostri tentativi di chiedere aiuto all’ambasciata non hanno avuto successo, le nostre chiamate vengono ignorate”, dice.
L’Associazione dei senegalesi residenti in Niger esprime la sua preoccupazione: “Siamo impotenti di fronte a questa situazione. Le informazioni che ci giungono sono tutt’altro che rassicuranti. I nostri connazionali stanno attraversando un vero calvario. In nessun caso le autorità possono abbandonarli al loro destino nel deserto”.

Articolo pubblicato su News Africa in movimento, 3 settembre 2023