La testimonianza di un Padre Bianco inviato nella comunità di Uargla, un’oasi che si sta trasformando dopo la scoperta del petrolio
Il viaggio da Algeri a Uargla e un progressivo addentrarsi nel deserto. Spariscono prima gli alberi, poi gli arbusti. Restano i ciuffi di un’erba che resiste alla siccità. Anch’essa poi diventa sempre piu rada e, in seguito, appare solo più la nuda terra. Il deserto odierno non èpiùquello di un tempo. Un vecchio missionario mi raccontava una storia che puo sembrare una favola. Viaggiava a dorso di cammello verso l’oasi di Ghardaia accompagnato solo dal cammelliere. In tre giorni incontrarono tre viaggiatori, uno al giorno. E il cammelliere commento: «C’è molta gente nel deserto in questi giorni!». Oggi siamo lontani anni luce da quel tempo. Nel nostro viaggio verso Sud abbiamo incontrato centinaia di macchine, camion, mezzi pesanti. La scoperta di petrolio e gas nei territori meridionali ha cambiato volto al deserto. Le strade asfaltate, i posti di sosta e di rifornimento gli hanno tolto quella magia di un tempo.
Una città in pieno sviluppo
A Uargla siamo arrivati di notte. Sapevamo che il villaggio era diventato una citta, ma non potevamo immaginare strade larghe e illuminate, magazzini e molti cantieri, fra i quali quello per la costruzione di una tramvia. La casa dei Padri Bianchi è ai margini alla citta nuova, all’interno della kasbah, il quartiere più antico dell’oasi. L’oasi ha una storia che affonda le sue radici nei secoli. Nel suo perimetro, sono state ritrovate addirittura monete romane. La sua entrata nella modernitàtuttavia si può datare con l’occupazione francese, durata dal 1849 al 1962. Quale la ragione della sua importanza storica? La posizione geografica. È situata in una vasta zona dove affiora l’acqua che rende possibile la vita. Attorno alla kasbah si è così sviluppata una rigogliosa piantagione di palme da datteri, con la presenza di orti ove si coltivano legumi e frutta.
Un popolo pacifico
Uargla èabitata da Berberi, presenti nella regione da prima che arrivassero gli arabi (VII secolo d.C.). Sono paci ci, apprezzano la rettitudine dell’agire e il lavoro. Più di altre etnie, si dedicano all’agricoltura e al commercio e vivono una solidarietà effettiva all’interno del loro gruppo. Sono musulmani ibaditi; hanno cioè aderito alla corrente “ibadita”, una corrente considerata una “terza via” tra sunniti e sciiti. Oggi perògli ibaditi sono una minoranza. La scoperta del petrolio, a partire dal 1956, ha fatto affluire dal Nord dell’Algeria, arabi e cabili, attirati dalla prospettiva di un posto di lavoro ben rimunerato. Così la citta è cresciuta. Da 15-20.000 abitanti è passata a quasi 220.000. L’amministrazione ha saputo far fronte a questa immigrazione costruendo strade, servizi, alloggi. Agli immigrati dall’Algeria del Nord, si sono aggiunti recentemente gli africani provenienti dal Sud: maliani, nigeriani, ivoriani, camerunesi. I primi Padri Bianchi sono arrivati a Uargla nel 1875 e hanno sempre avuto buoni rapporti con gli abitanti locali. E qui continueremo a lavorare anche nei prossimi anni come una presenza dialogante.
Aldo Giannasi