Interno di una casa dogon a Pelu (Bandiagara – Mali)
Nyatimbe prepara la polenta innondata dalla luce di Amma (Dio).

“IL CIBO… E’ PIU’ DEL CIBO” – SIAMO IN MALI TRA I DOGON

I Dogon dell’Altopiano di Bandiagara (Mali) hanno una visione molto bella del mondo, della vita, e anche del male. Essi per spiegare questo usano simboli e immagini che stupiscono sempre. Tutto ciò che Amma (Dio) crea, con la parola, è buono; la Casa della Parola, il Tuguna, costruita nel mezzo del villaggi dogon, ci fare capire l’importanza che danno alla parola; solo gli uomini dogon entrano nel Tuguna e per entrarvi devono curvarsi e rimanere accovacciati sulla nuda roccia in segno di rispetto delle parole dette e ascoltate.

I Dogon sono grandi osservatori di stelle. E’ attorno alla stella Sirio che fanno ruotare l’Universo; nella loro osservazione, constatano che il nostro mondo è come un campo dove luce e tenebre giocano a rimpiattino: l’alba di un nuovo giorno ( simbolo del bene, di Amma, della vita …) scaccia la notte, ( simbolo di male, di morte, pericolo …) Al tramonto segue … la notte; ma anche la luce del giorno è sempre punteggiata di ombre, la stessa ombra che ci segue ovunque è vista dai dogon come la presenza delle prove, delle sofferenze, e anche dei nostri difetti, delle nostre cattiverie … però nella piena calura di mezzogiorno, quanto è benefica l’ombra di un albero!

Fra i Dogon, non è facile entrare in cucina, là dove la donna prepara quasi in segreto il cibo per tutta la famiglia. A questo modo di fare loro dicono:”Non devi esporre ad occhi indiscreti e cupidi quel bene guadagnato a caro prezzo sulle rocce e nei piccoli bassifondi dell’Altopiano”.

Un giorno arrivando a Pelu con Mauro Burzio, siamo andati da un anziano, gli abbiamo chiesto se potevamo onorare i suoi antenati. Sentendosi molto onorato da tale richiesta, ci ha fatti entrare nella parte più interna della sua casa dove erano collocate le statuette funerarie, ma per fare questo dovevamo proprio attraversare la cucina; la moglie, madida di sudore, sorpresa dalla nostra visita, fece finta di non vederci e continuò a mescolare la polenta di miglio.

Dall’unica finestra aperta sul soffitto, un fascio di luce quasi alla perpendicolare (era mezzogiorno …) piombava sulla pentola e il focolare. Un “clic” dell’apparecchio fotografico del mio amico imprigionò quella scena che possiamo ancora ammirare , poi pieno di emozione mi disse: “ I Dogon sono veri mistici, hanno piedi ben piantati sulle rocce, hanno mani piene di calli, indurite dal manico della zappa, ma il loro cuore è nel cielo …”

Allora mi è venuto in mente il racconto popolare dogon dell’atto creatore della luce “Così Amma forando l’involucro del suo seno, mostrò il suo occhio diventato luce, il sole per il giorno e la stella di Sirio per la notte.” (M. Griaule :1898- 1956)

Rivedendo questa foto ripenso ai miti dogon, alla lotta tra luce e tenebre, al significato del cibo che non è solo un insieme di elementi naturali e materiali per sconfiggere la fame … I dogon sanno che la natura fa la sua parte per far crescere il seme gettato in terra, ma sanno anche che l’uomo deve fare la sua e così la fatica, il sudore, il sapere e l’amore di tante persone entrano nel cibo … e sanno pure vedere la presenza di Amma che interviene con la sua luce e con molta delicatezza ci sussurra: “Attraverso questo cibo materiale io sono capace di mescolare la vostra vita … alla mia”. Quella finestra aperta, proprio sopra il focolare, non è frutto del caso …

GESU’ DURANTE L’ULTIMA CENA, SPEZZANDO IL SUO CORPO E VERSANDO IL SUO SANGUE, HA REALIZZATO L’ATTESA DEL POPOLO DOGON.

Come non capire allora l’urgenza e il dovere per noi di non lasciare mancare a nessuno il cibo materiale, e il Corpo di Gesù per vivere degnamente da fratelli, figli dello stesso Padre?