Padre Guido Fabbri, classe 1931, si recherà in Tanzania da luglio a ottobre e, come ogni anno, si trasformerà in architetto, ingegnere e capo cantiere per le costruzioni necessarie per ingrandire l’ospedale e costruire una casetta per i futuri volontari.

Bukondamoyo, Tanzania  settentrionale. È  qui che padre Guido Fabbri, missionario d’Africa classe 1931, da cinque anni dirige la costruzione dell’ospedale “Matumaini”(Speranza). È stata Salome, suora tanzaniana , medico chirurgo, che anni fa gli rivolse questo appello: “Padre costruiscimi un piccolo ospedale perché vi possa curare gli ammalati con professionalità, onestà e amore”. E lui di rimando: “A una condizione: che tu preghi perché al momento non ho un soldo”.
Oggi i padiglioni ultimati sono cinque. Il personale curante è locale: medici e infermieri curano ammalati, assistono le partorienti, vaccinano i bambini, e in pediatria si cerca di far crescere i bimbi sani e robusti.

Ecco nelle parole di padre Guazzati il racconto della sua storia d’amore con la Tanzania:

“Vi arrivai la prima volta a metà ottobre del 1998 dopo essere stato  in Burundi e in Congo-Zaire.
Iboja è il nome della missione che mi fu assegnata. Da Iboja transitarono i primi missionari  che raggiunsero i Grandi Laghi africani. Qui fecero sosta  venendo, a piedi, dall’oceano indiano, per poi continuare fino al lago Mwanza, e quindi in piroga raggiungere l’Uganda dopo un mese di navigazione.

Appena arrivato inizio ad esplorare i dintorni e mi infilo in un sentiero che va al pozzo dove una bambina sta attingendo acqua pulita. “Voglio vedere- gli dissi, come riuscirai a portare con due mani i tre bidoni che stai riempiendo”. “Guarda!- mi dice”. Il primo bidone se lo mette sulla testa. Uno lo afferra con la destra e l’altro con la sinistra, poi mi guarda e sorridendo aggiunge: “Però se tu ne prendi uno e mi accompagni fino a casa, farò meno fatica”.

La missione è un vasto territorio posto sull’altopiano centrale del Tanzania. Si presenta come un susseguirsi di crateri di vulcani spenti.  Al margine dei crateri sorgono i paesini e nei bassifondi vi sono  le risaie. I paesi sono più di un centinaio. Non c’è traccia di strada per raggiungerli, solo piste non sempre percorribili. Gli abitanti sono circa 200 mila di cui  20 mila battezzati. 
Due chiese sono costruite in mattoni e le altre 105 sono in legno con tetto in paglia. Molti paesi non hanno la scuola  elementare e non vi è nessuna scuola superiore.

C’è grande entusiasmo ogni qualvolta abbiamo deciso di iniziare la costruzione di una chiesa o di una scuola. Grande gioia e riconoscenza quando vedono i loro sogni realizzati, le nuove chiese riempirsi e le scuole aumentare. Al momento abbiamo in cantiere due chiese, una scuola e l’ospedale.

A metà luglio andrò a sedermi sotto il grande mango. È qui che si riunisce la comunità. Chiederò: “Con le vostre forze che cosa potete fare per i vostri bimbi”?E vedrò se posso intervenire per realizzare il loro progetto: un posto a scuola a per tutti i bimbi.

Oggi nella aule già costruite con il nostro finanziamento sono circa 3 mila i bimbi che le frequentano o nella scuola materna o nella elementare o nel liceo. È molto bello ma è ancora poco. Al Buon Dio ho detto: “Fammi morire quando tutti i bimbi andranno a scuola”.