Oggi, giornata missionaria mondiale, pubblichiamo la conclusione della riflessione inviataci da padre Arvedo Godina.
Perché la missione è necessaria? La missione non dipende dai miei gusti o dai miei desideri. È Gesù Cristo che ha voluto che la sua Chiesa sia essenzialmente missionaria. “Lo Spirito Santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essermi testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, e la Samaria e fino all’estremità della terra” (Atti 1,8.)
Il mondo ha bisogno di Gesù Cristo e della sua Parola: Parola di fraternità, di gioia, di accoglienza, di condivisione, di dignità della donna, di amore, di Vita Eterna. E questa Parola deve essere continuamente proclamata: nel rispetto di ogni cultura e di ogni persona. Con discrezione ma con forza e con gioia.
La Parola di Cristo è una Parola di verità e di libertà. Una Parola capace di scuotere l’uomo. Ci sono voluti quattrocento e più anni prima che i cristiani capissero, alla luce del Vangelo, che la schiavitù è antievangelica. Quanti secoli ci vorranno perché noi cristiani possiamo capire che ci sono dei fratelli che non hanno il pane quotidiano e che i migranti sono nostri fratelli?
La missione è impegno alla formazione e all’ informazione. Che nessuno possa dire “Ah! Non lo sapevo!” Il direttore della prigione di Bamako, un colonnello, ha sempre sul suo tavolo di lavoro un Corano. Mi diceva: “Padre, ormai da dieci anni, ogni anno, durante il mese sacro del Ramadan, leggo tutto il Corano. Peccato che non conosco abbastanza l’arabo. Lo leggo in francese”. E quando il mio Vescovo è venuto per celebrare una santa Messa per i prigionieri cristiani, gli ha domandato una Bibbia. Gli ho regalato, a nome del Vescovo, “La Bibbia Africana”. Adesso sul tavolo ci sono il Corano e la Bibbia.
La nostra Chiesa è in dialogo con il mondo musulmano. L’anno scorso, alla Parrocchia di Kati che conta più o meno 5.000 battezzati, il 49% dei matrimoni benedetti in Chiesa erano dei matrimoni misti, cioè una delle due parti era musulmana. Non c’è dialogo più vivo del matrimonio.
Gioia. Impegno. Formazione. Informazione. E soprattutto preghiera. Non potrei terminare queste brevi riflessioni sulla missione senza sottolineare l’importanza primordiale della preghiera.
Un giorno ho trovato un vecchio catechista, che aveva fondato tante piccole comunità di cristiani nei villaggi della savana, e che aveva percorso migliaia e migliaia di chilometri in motorino per annunciare Gesù Cristo, seduto alla porta della Missione di Kati con il rosario in mano. Era in pensione. Stanco e di salute fragile. Mi ha detto: “Sai, quanta nostalgia ho delle visite che facevamo insieme ai nostri cristiani. Ora non sono più capace che di pregare il santo rosario per loro!” È morto pregando.
Pregare. Leggere la Parola di Dio. Intercedere per questa nostra umanità che ha bisogna delle Luce del Vangelo. La missione deve essere costruita sulla roccia della preghiera. E sentire nel nostro cuore lo Spirito che ci dice: “Guai a me se non predico il Vangelo!” 1 Cor 9,16 E ripete a ciascuno di noi quello che ha detto a Paolo: “Non temere. Continua a parlare. Non tacere perché io sono con te.” Ac 18,9-10
E vorrei dire a tutti voi, a ciascuno di voi, a tutti i Sacerdoti che conosco, a voi soprattutto gruppi missionari che tanto mi avete aiutato, il mio grazie: a nome dei poveri, dei prigionieri, dei nostri catechisti che avete aiutato a formarsi, a nome di tutta la Chiesa. Grazie! E continuiamo a vivere la nostra missione, la Missione di Cristo, la Missione della Chiesa, sotto la protezione della Vergine Maria, Madre di Cristo, Madre della Missione.