Dopo un mese di vacanze fatte di corsa, padre Luigi Morell, brianzolo, classe 1945, riparte per il Sudafrica. Torna a Merrivale, nella regione del KwaZulu-Natal, dove fa parte dell’equipe di formazione dei giovani candidati a diventare Missionari d’Africa. Alla vigilia della partenza un gruppo di amici, tra cui vari membri del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) si sono stretti a lui per la celebrazione dell’Eucarestia e un momento di convivialità. Di seguito l’omelia pronunciata da padre Morell

Siamo nel contesto dell’Epifania, cioè del Signore che si fa conoscere da noi, che si manifesta a tutte le persone.  

Questo avviene per mezzo di segni, quali le parole e i gesti che Gesù fa per presentare il suo messaggio. Quando vengono scritti i vangeli, alcuni di questo gesti e alcune delle parole di Gesù vengono ricordati appunto per continuare a ricordare il maestro e a farlo conoscere ad altri.

Oggi ci viene ricordato nel vangelo l’episodio particolare di Gesù che placa il vento molto forte che agita la barca su cui i discepoli si trovano. Sono stati testimoni di un altro gesto particolare, di Gesù che aveva dato da magiare a tantissime persone mentre aveva a disposizione qualche pane e dei pesci. Ora si trovano in un momento pericoloso mentre tornano a casa. Gesù si avvicina a loro, calma il vento forte e con loro approda al paese dove sono diretti.

Da una parte, provo simpatia per gli apostoli sulla barca. Quando ci capita di essere in situazioni di pericolo, oppure in situazioni di cui non vediamo la soluzione, è normale aver paura e, magari, disperare. Il Signore si rende presente in modi inaspettati, con soluzioni che a prima vista sembrano inaspettate .Dopo ci rendiamo conto di essere stati accompagnati da una presenza, da una forza che solo nella fede possiamo capire essere il Signore. Ci vuole tempo per questo.

Da qui l’accenno nel vangelo, al termine del testo letto, che i discepoli erano ‘colmi di stupore’ e non avevano capito neanche il gesto precedente, quello della moltiplicazione dei pani. Mi sembra che la domanda che questo testo propone riguarda la nostra comprensione della presenza del Signore nella nostra società, nella nostra vita personale.

Le difficoltà sono tante, le apprensioni molte. Evidentemente non si tratta di essere persone che tendenzialmente sono ottimiste opposte a quelle che si definiscono pessimiste. Si tratta di un cammino di fede. Siamo invitati a leggere gli avvenimenti che capitano, come anche le situazioni della vita, alla luce della fede.

Il Signore si rende presente.Il Signore accompagna. Il Signore non rimane insensibile alle nostre difficoltà e preoccupazioni. Eppure dobbiamo continuare ad affrontarle. Non vanno via da sole. Dopo tutto, siamo persone libere e responsabili e non bambini per i quali i genitori, o gli adulti di casa, fanno tutto.

Leggo questo testo del vangelo nel contesto della nostra vita: il cammino dei giovani che vengono nelle nostre case di formazione per seguire la chiamata di Cristo alla missione, come anche l’indifferenza che tocca tante nostre comunità umane o altre situazioni che fanno parte della nostra problematica attuale.

Il testo invita ad avere coraggio: ‘Coraggio, sono io, non temete!’ Mi sembra l’atteggiamento che è rivolto a tutti noi, nelle variegate situazioni di vita in cui ci troviamo. Questo atteggiamento viene dalla fede, dalla consapevolezza che non siamo lasciati soli… Non viene certamente da un senso di fatalismo in situazioni che sono al di là del nostro controllo.

 In questo contesto mi pare bello l’invito della prima lettura all’amore. Dio è amore, dice l’autore della prima lettera di Giovanni. Inoltre il rapporto che si stabilisce e sostiene tra noi fornisce l’immagine di Dio. Dio si vede negli atteggiamenti di amore.

  

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