padre Aldo Giannasi da Algeri, 24 marzo 2015

Carissimi, Carissime.

Il tempo passa veloce, E’ l’ultima lettera di Pasqua che vi spedisco da Nostra Signora. I tre anni per i quali mi ero impegnato di occuparmi del santuario, aspettando forze nuove, spirano all’inizio di settembre. L’anno prossimo, se Dio mi da salute, vi scriverò da un’altra missione.

Visita di scout tunisini

Martedì 19 Marzo, nel pomeriggio, mi trovavo nella Basilica di Nostra Signora d’Africa per l’accoglienza dei visitatori, quando si è presentato un giovane algerino, un conoscente. Mi ha chiesto se un gruppo di scout tunisini potevano entrare: “Nessun problema, entrino, sono i benvenuti”. Erano una quarantina, guidati dai loro capi e accompagnati da “rover scout” algerini. “Siamo in visita in Algeria e gli amici di qui ci hanno suggerito di venire a questo santuario, vorremmo conoscerlo”. Durante un buon quarto d’ora ho fatto loro la storia della Basilica, aperta a tutti gli uomini e donne di buona volontà, luogo di incontro e di dialogo tra credenti di tradizioni religiose differenti. I loro capi prima di chiedere una fotografia ricordo insieme, mi hanno regalato un foulard scout con i colori della Tunisia.

Non potevo immaginare che il giorno seguente la Tunisia, nostra vicina, la sola fra i paesi arabi, approdata dopo un lungo travaglio alle libertà democratiche, sarebbe stata colpita al cuore, con il massacro perpetrato da islamisti contro i turisti che visitavano il Bardo, il museo più celebre di Tunisi. E fra gli oltre venti morti, anche degli italiani. Con la loro ferocia senza limiti contro persone inermi e innocenti, i terroristi hanno voluto colpire un paese per il quale il turismo rappresenta una fonte sicura per la salute dell’economia.

Chi sono e che cosa vogliono gli islamisti? Definirli non è facile. Si tratta di una nebulosa di estremisti, apparentati ad Al Qaida, già conosciuta, all’Aqmi nel Sahara del Mali, allo Stato Islamico in Medio Oriente, a Boko Haram in Nigeria… Ciò che li unisce è la volontà intransigente di istaurare nei paesi musulmani la “Sharia”, la legge islamica, attraverso un solo mezzo, la violenza. Sono minoranze, nel vasto panorama dell’Islam mondiale, che conta un miliardo e mezzo di adepti, ma minoranze agguerrite e decise a tutto.

“Non passeranno!”

Nella lettera di Natale, vi dicevo che il mondo musulmano in Africa del Nord si interroga di fronte agli eccessi e alle crudeltà degli islamisti. Le efferatezze di cui si rendono colpevoli non scoraggiano però le buone volontà. Ho dato un’occhiata al web in questi giorni per conoscere le reazioni su face book, su tweet… Accanto ad espressioni di vicinanza e di compassione per le vittime dell’attentato e per la Tunisia, ho trovato espressioni che fanno appello alla resistenza: “Non passeranno” diceva un giovane. E un altro: “La Tunisia resterà in piedi!”.

La riflessione sull’Islam continua e direi che progredisce, in quanto i media ne parlano più spesso e toccano argomenti un tempo tabù. E quel che sembra più importante, è costatare che sono i responsabili religiosi stessi che parlano. Il Rettore della prestigiosa università egiziana “El Azhar”, considerata la prima autorità morale dell’Islam, ha suggerito di cominciare dalle scuole per dare una visione nuova, più conviviale e tollerante della religione islamica. Cosa impensabile anche nel recente passato. Ricordo quando alla notizia dell’eccidio dei sette monaci di Tibhirine in Algeria, nel 1996, il Cardinale Lustiger di Parigi, gridò nella sua Cattedrale: “Responsabili musulmani uscite allo scoperto e parlate”. Tacevano ancora tutti.

Ci vorrà tempo, senza dubbio. L’influenza della propaganda integralista, in particolare dell’Arabia Saudita, è presente e influente nelle masse cittadine e oltre, anche oggi. Ma il processo di riflessione è in atto e credo che non si fermerà. La Chiesa dell’Algeria, minoritaria come sapete, cerca di accompagnare questa riflessione, senza volersi imporre, convinta che è soprattutto con la vicinaza e l’ascolto che può portare il proprio contributo alla vita e alla crescita della società. L’impegno dei cristiani in questo momento è di essere artigiani della speranza.

Vigilare

Salutando la comunità cristiana, alla fine del mese di febbraio, passato in Italia per motivi si salute, suggerivo ai parrocchiani di far prova di vigilanza davanti ai media. Non demonizzare tutti i mussulmani, non fare di ogni erba un fascio. Ascoltando le notizie, ci si può lasciare andare a questa conclusione negativa e sbagliata. Nel mondo esiste una maggioranza silenziosa di musulmani che non manca di moderazione e che fa prova di buon senso. E questo è vero anche per l’Italia. Tocca a noi cristiani, evitare e reagire agli atteggiamenti di disprezzo e di odio che colpiscono indistintamente tutto il mondo islamico. Senza ingenuità, ma anche con un cuore grande. E’ l’incontro semplice e vero che aiuta a demolire le barriere dei pregiudizi e a costruire lentamente un avvenire migliore. Ne sono testimone tutti i giorni.

Ed è Pasqua, festa della Speranza perché festa della Risurrezione di Cristo. Né il male, né la morte hanno avuto l’ultima parola, ma solo e unicamente la Vita. Cordialissimi auguri a tutti.